Perché sono un fotografo
Ogni persona ha la propria storia da raccontare. Il mio lavoro come fotografo si muove in sintonia con le storie degli altri, attraverso i miei occhi. Detta così potrebbe sembrare un delirio di onnipotenza. Ma pensandoci bene, il mondo che vado a creare è talmente mio, talmente piccolo ed intimo da non avere nulla di pretenzioso; creo una cosa mia, ma la creo per gli altri. La condivisione è un momento essenziale del mio modo di fare fotografia: io fotografo per raccontare. In fondo le foto cosa sono se non dei piccoli racconti di luce? Un racconto che chiunque di noi può leggere. L’approccio che ho con i soggetti fotografati non è mai invasivo, sono un “ladro” discreto di momenti altrui. Un “ladro” buono, che ruba a tanti per restituire a tutti. Cercare lo straordinario nell’ordinario e l’unico nel quotidiano sono probabilmente gli aspetti che più mi interessano. Fermare un momento ci permette di renderlo eterno, ed una cosa che un momento prima era “distrattamente normale” un attimo dopo diventa unica, speciale, per tutti e di tutti. Questo è quello che mi spinge a fotografare, la voglia di ricevere ma anche di dare. Il bisogno di raccontare, ma anche di far raccontare. Tutte queste idee, sensazioni, aspirazioni, messe assieme creano la mia fotografia.